
Un titolo che ben fotografa la situazione attuale del settore padel. E che si presta a una duplice interpretazione. Già, perché se allarghiamo prima lo sguardo al mercato internazionale, i dati sono inequivocabili e parlano di una crescita costante e continua. Li analizziamo in parte nelle prossime pagine con l’ausilio del primo Global Padel Report, importante ricerca condotta da Deloitte in collaborazione con Playtomic, app ben nota a tutta la community dei giocatori. Il documento prende in esame in particolare il mercato europeo e il periodo dal 2016 al 2021 e certifica quanto il padel sia sempre più apprezzato in tutto il Continente. Con una concentrazione particolare, lo sappiamo, in determinati Paesi. Spagna, Italia e Svezia su tutti. Sono stati 10.147 i nuovi campi installati negli ultimi due anni (98 alla settimana) in 2.294 club: 3.811 in Spagna (+11% rispetto al 2019), 1.452 in Italia (+301%), 925 in Svezia (+320%), a seguire gli altri paesi. In generale nei prossimi quattro anni sono previsti investimenti di 1 miliardo di euro solo in Europa per la costruzione di nuovi campi. Molti altri dati e analisi li ritroverete su questo e i prossimi numeri di Padelbiz.
Anche restringendo il campo sull’Italia possiamo in qualche modo parlare di “crescita globale”. Nel senso che riguarda ormai tutti gli aspetti del nostro settore: non solo semplicemente il numero di campi e praticanti ma anche il loro livello. Con strutture sempre più curate e giocatori/trici sempre più competitivi, anche a livello di nazionale: ricordiamo il quinto posto maschile e il terzo femminile ai mondiali in Qatar, migliori piazzamenti di sempre. Peraltro anche la sedicesima edizione del World Padel Championship si svolgerà a Doha, dal 31 ottobre al 5 novembre, con il record di 38 paesi iscritti. Fondamentale per migliorare il livello dei nostri attuali e futuri maestri: non perdetevi a questo proposito la nostra nuova rubrica “Visto dal coach”. Anche sul fronte degli eventi nazionali iniziamo a farci (ben) riconoscere.
Con iniziative davvero lodevoli, come ad esempio la Veneto Padel Cup (che vi racconteremo nei dettagli sul prossimo Padelbiz). Un circuito che dal nome sembrerebbe di respiro solamente regionale regionale, ma che in realtà ha toccato qualcosa come più di 20 nazioni per quasi 40 tornei, con un montepremi complessivo di 120mila euro, equamente suddiviso tra categoria maschile e femminile. Un’iniziativa che senz’altro contribuisce a elevare il livello del nostro paese nella scena padel internazionale. In attesa di (ben) due fiere (troppe?) annunciate per l’inizio del 2023: Padel Trend Expo a Milano il 13-15 gennaio e Padel Expo a Roma, 20-22 gennaio. Siamo reduci peraltro dalla “fresca” (in tutti i sensi) partecipazione al Padel Expo di Stoccolma, al quale dedicheremo un report sul prossimo numero. In tutto questo, come ben sappiamo, il potenziale della scena italiana è ben lungi dall’essere esaurito. Per esempio, contiamo un quinto dei praticanti spagnoli con una popolazione più numerosa. E un campo ogni 16.868 giocatori rispetto ai 3.385 della Spagna e i 2.966 della Svezia (dati 2021). Considerando che in Spagna pratica il 7,8% della popolazione (circa 3,5 milioni di persone), se proiettiamo la stessa percentuale sull’Italia si arriverebbe a 4,5 milioni di padelisti (attualmente si stimano 900mila praticanti abituali con frequenza una volta la settimana e 1,5 milioni di appassionati che hanno provato almeno una volta).
A crescere è, ovviamente, anche il business. E con questo gli interessi economici e strategici attorno alla disciplina. Talvolta, purtroppo, anche il livello di conflittualità. La diatriba tra la Federazione Internazionale (presieduta da Luigi Carraro e promotrice del nuovo circuito Premier Padel) e il circuito (privato) del World Padel Tour continua. Con pure un terzo incomodo (APT Padel). Il risultato è una situazione delicata e contrasti (in)evitabili, che possono purtroppo interferire con una crescita sana e lineare del movimento a livello mondiale. Non è un caso che anche a causa di questa situazione di tensione sia probabilmente da imputare l’esclusione, ormai ufficiale, del padel anche dalle Olimpiadi di Los Angeles. Al netto di eventuali colpi di scena se ne riparlerà, pare incredibile, solo tra 10 anni. Una lunga attesa che, speriamo, non potrà che essere finalmente premiata con l’incoronazione olimpica, più che doverosa per uno sport che allora potrà davvero essere riconosciuto in tutto il mondo come globale.
Benedetto Sironi
benedetto.sironi@sport-press.it
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