
Fabrice Pastor, fondatore del circuito A1 Padel, è un personaggio che non si nasconde mai dietro un dito. In ogni intervista offre sempre degli spunti di riflessione al suo pubblico, che dovrà poi giudicare se l’imprenditore monegasco può essere considerato un visionario o solo un sognatore.
Quel che è certo è che a Pastor le ambizioni non mancano: lo si vede dal tour da lui creato, che ha in Tolito Aguirre il volto principale, dalla partnership stretta con la proprietà degli New York Yankees e dalla tappa organizzata proprio a New York dal 9 al 15 ottobre. Lo scenario è di quelli suggestivi: Central Park, più precisamente il Wollman Rink.
Un evento con aspettative molto elevate per l’A1 Padel, e che Pastor non ha esitato nel definire addirittura “un prima e un dopo” per il padel in una recente intervista a Marca.
“Quando New York comprende il potenziale di qualcosa, può esplorarlo all’infinito. A livello di marketing, copertura mediatica… Questo torneo darà il via a qualcosa che stavamo preparando da molto tempo”.
Sulla reale attrattività del torneo a Central Park, in realtà, è più che legittimo avere delle perplessità. Al momento, le potenzialità del padel negli USA non sono ancora del tutto chiare, né quantificabile nel breve termine.

Il Wollman Rink a Central Park
I motivi sono da ricercare soprattutto nella grande esplosione avuta dal pickleball, che di fatto sta vivendo in questi anni la stessa ascesa del padel qui in Italia. Per quest’ultimo, nella stessa New York, gli spazi in cui giocare sono ancora relativamente pochi, così come gli appassionati. La partnership con gli Yankees, in questo senso, potrebbe aiutare, ma definire i contorni dell’intero progetto sembra piuttosto complicato al giorno d’oggi.
Pastor, in ogni caso, è convinto di poter gettare le basi per qualcosa di importante non solo nella Grande Mela, ma in tutti gli Stati Uniti. “Abbiamo un piano molto preciso. Dal punto di vista finanziario è uno sforzo enorme, solo il torneo di New York ha dei costi da capogiro. Puntiamo molto sulla creazione di sinergie con marchi importanti, affinché ci aiutino a sviluppare il gioco nei diversi Stati”.
“Penso che tra due anni ci saranno circa 10.000-15.000 campi in tutto il Paese secondo i nostri studi. Adesso ce ne sono circa 200”, ha aggiunto Pastor. “Quando gli Stati Uniti mettono in moto la macchina, possono raddoppiare la velocità di un movimento. Stanno guardando anche a come il padel è cresciuto in modo esponenziale in Europa”.
Il futuro dell’A1 Padel
L’imprenditore monegasco ha poi fatto il punto anche sull’A1 Padel nel complesso, rivelando come non sia ancora un’attività redditizia, ma che stanno lavorando per creare un’ecosistema più ampio e non limitato solo al circuito di tornei. “Vogliamo per esempio che i giocatori abbiano un lavoro dopo la fine della loro carriera, e per questo puntiamo molto sulla crescita delle Accademie in giro per il mondo”.
L’intervista è stata anche l’occasione per capire la posizione di Pastor su una possibile collaborazione con il Premier Padel, che ha appena acquisito il World Padel Tour. “Ho già detto che sarei felice di sedermi al tavolo per parlare di questi argomenti. Lo farei solo per i giocatori, perché non abbiamo bisogno di nulla, se non di discussioni responsabili sulla necessità di fornire un ranking unico e un calendario intelligente. Non si può mancare di rispetto all’A1 Padel e ai suoi atleti”. Alla domanda se vede possibile una fusione tra Premier Padel e A1 Padel in futuro, Pastor ha mantenuto aperta questa possibilità, ma dimostrandosi piuttosto scettico al momento.
In chiusura, il ceo dell’A1 Padel non poteva lasciarsi andare a una previsione piuttosto azzardata, in linea con il suo stile. “L’ambizione per l’A1 Padel è avere un Wimbledon o uno US Open. L’idea è quella di avere una grande Academy con uno stadio, come l’All England a Wimbledon. Questo è il nostro pensiero, innanzitutto vogliamo implementare lo stesso modello del tennis, ma senza tanti tornei come nell’ATP”.
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