
Entrando nel punto vendita a Quartu Sant’Elena, si viene catapultati in uno store specializzato
che ricrea lo stesso habitat di un campo da gioco. Per offrire un’esperienza immersiva
e condizioni ottimali di test prodotto
A livello commerciale, la Sardegna spesso condivide molte più affinità con la Spagna che con il resto dell’Italia. È il caso del padel, che traina il settore sportivo dopo il boom di due anni fa e va a braccetto anche con quello turistico. A immagine e somiglianza della penisola iberica, in territorio sardo i giocatori professionisti vengono idolatrati alla stregua dei calciatori, al punto in cui gli amatori desiderano simulare le condizioni di gioco e accaparrarsi le stesse pale dei numeri uno – con il rischio di bruciare le tappe e andare incontro a infortuni.
È in questo quadro che risiede la sfida di Luciano Marengo, titolare di Sol Padel, che a Quartu Sant’Elena (CA) ha fondato uno store specializzato proprio per diventare un punto di riferimento per gli appassionati. Il suo obbiettivo: accompagnare il cliente verso la corretta scelta del prodotto, coinvolgendo allo stesso tempo le realtà locali e i brand in giornate di test dedicate, dando dignità al padel come sport a sé e non solo in quanto derivato del tennis. Con il sogno di un team di Sol Padel che possa, un giorno, dare un contributo al panorama agonistico.
L’intervista
Luciano Marengo, titolare
Quando è nato il vostro store e cosa vi ha spinto ad aprirlo?
L’idea del negozio era nata già nell’estate del 2022, ma siamo riusciti ad aprire solamente a febbraio 2023. Né io né il mio socio proveniamo dal padel: come tutti, o quasi, ci siamo avvicinati a questo sport durante la pandemia, ma in realtà abbiamo lavorato e lavoriamo tuttora nel mondo calcistico. Il padel però ci ha appassionato molto, per cui nel tempo abbiamo deciso di trasformarlo in un’attività reale. Quello che ci ha affascinato di più è stata la capacità di far divertire tutti e di prendere piede così facilmente. Non volevamo che restasse relegato a un angolo buio all’interno di altri store o circoli, dove era trattato come il “fratello brutto” del tennis: per noi si meritava uno spazio migliore, come anche un servizio “corretto” per gli utenti che cercano prodotti specifici per il padel.
Come si compone il vostro negozio? C’è qualcosa di particolare?
Volevamo ricreare l’habitat ideale per l’acquisto di prodotti padel. Per questo l’interno appare come un vero e proprio campo e ripropone i suoi stessi materiali. Questo è ovviamente utile per migliorare l’esperienza del cliente, ma va anche a vantaggio dei test prodotto: è possibile provare su una pavimentazione da campo l’effettiva aderenza delle scarpe e sulle pareti di vetro si può valutare il rimbalzo delle palline. È una condizione un po’ particolare, coronata anche da un bancone all’ingresso che richiama la forma di una pala. Il nome “Sol Padel” fa riferimento al sole, ma anche al fatto che avete “solo” prodotti dedicati al padel.
Cosa vi ha spinto a scegliere di specializzarvi in un periodo in cui il padel è in piena saturazione?
La verità è che ci volevamo differenziare sul mercato. La nostra intenzione è sempre stata quella di diventare un punto di riferimento per i padelisti, senza cadere in “tuttologie” che, secondo noi, non premiano i negozi come il nostro e, anzi, vanno a discapito delle piccole realtà.
Che riscontro avete avuto dai primi mesi?
Per ora stiamo avendo un riscontro positivo. Certo, dobbiamo ancora farci conoscere, ma chi passa da noi spesso torna e porta altri amici con sé. E noi puntiamo molto su questo carattere di fidelizzazione. Da un lato non possiamo scontrarci con le grosse catene e le loro offerte, ma dall’altro possiamo offrire un buon livello di assistenza. Per questo diamo molti consigli, cerchiamo di creare un rapporto continuo con i visitatori, organizziamo stage con maestri, coinvolgiamo i brand nelle nostre attività rivolte al pubblico e siamo disponibili a collaborazioni con tutti i centri della zona. Inoltre, da ottobre svolgeremo dei clinic con maestri, ex giocatori e rappresentanti d’azienda per dare un’ulteriore possibilità ai clienti di poter testare i prodotti di marchi specifici all’interno di giornate dedicate.
Negli ultimi anni, con il boom del padel, la clientela è andata sempre più specializzandosi. Trovate che ci sia una tendenza alla richiesta di prodotti di alta gamma, o c’è ancora margine di apprendimento e formazione nella consulenza che date al cliente?
Almeno l’80% di chi passa in negozio ha bisogno di essere accompagnato. C’è ancora, e c’è molto, il cliente alle prime armi che si lascia influenzare dal giocatore “forte” come Galán e che vuole la pala che ha usato per vincere un determinato torneo. Salvo poi non saperla governare. Per questo è necessario orientarli verso i prodotti che meglio corrispondono al loro livello. Poi ovviamente c’è sia chi sceglie in base al prezzo, sia chi cerca solo pale di alto livello, senza considerare quelle intermedie che paradossalmente sono le più difficili da commerciare. Questo dimostra che chi sa vendere è il testimonial: ci possono essere aziende anche molto buone, che offrono un ottimo prodotto, ma che non riescono a vendere perché senza un’icona a rappresentarli. Non vende la performance, ma “la racchetta di”.
Mettete in atto delle strategie contro le svendite dell’online?
A livello economico è impossibile. Le grandi aziende con forte presenza sul web hanno un potere d’acquisto che non riusciamo a proporre. Il sito ci fa da vetrina, nel senso che riusciamo a utilizzare la nostra immagine online come un pretesto per portare il cliente a visitarci in negozio. Abbiamo comunque clienti fedeli anche oltre la Sardegna, sempre in Italia, magari grazie a un acquisto da web ben riuscito o un’esperienza di assistenza piacevole. È difficile fidelizzare online, ma è comunque possibile.
La Sardegna qualche anno fa ha vissuto un grande boom di campi e di pratica del padel. Come si sta comportando a riguardo il mercato sardo, e la provincia di Cagliari in particolare?
Fino a due anni fa trovare un campo era impossibile: erano tutti pieni a tutte le ore. Ora il mercato è più libero e sta puntando molto sui giovani: nella Città metropolitana di Cagliari ci sono dei progetti scolastici dedicati, dove i ragazzi vengono già introdotti nel mondo del padel. Che in prospettiva, a livello agonistico, potrà fare la differenza. Bisogna anche considerare che la Sardegna è molto più simile alla Spagna che al resto dell’Italia, soprattutto nel settore del divertimento, perciò non è un caso che anche dal punto di vista commerciale stiamo prendendo ispirazione dalla Penisola iberica.
Il turismo ha un ruolo in questo sviluppo?
Quando i turisti cercano i campi, da noi li trovano sempre. Le stesse società di vacanze organizzano dei pacchetti settimanali a tema padel, con tour nei villaggi e tornei abbinati. Ci sono anche delle crociere dedicate agli appassionati che partono proprio dalla Sardegna. Diciamo che il turismo ha dato una bella spinta al padel quando è arrivato il World Padel Tour nell’isola e, anche se ora è uscita dal circuito, ha lasciato un marchio importante.
Quali progetti avete per il futuro?
Tanti. Vogliamo crescere molto, ci stiamo buttando in progetti diversi: vorremmo avere un nostro team da poter iscrivere come Sol Padel nelle categorie iniziali. Ci piacerebbe poter affiancare al nostro store anche una squadra sportiva. Ci sarebbe però da assestare anche il mondo dei maestri: a differenza del tennis o del calcio, dove la figura dell’allenatore è ben definita, nel padel c’è stato un “boom” anche in questo senso e bisogna quindi ancora capire quali sono validi o meno.