Bozza automatica 796

Perché di recente ci sono stati così tanti stravolgimenti nelle coppie?
Il punto su un trend in crescita nelle ultime due stagioni, dettato principalmente
dalla poca pazienza di giocatori e giocatrici nel lavorare su progetti condivisi

di Daniele Pansardi

“Qualche tempo fa, quando il tuo partner ti lasciava o ti chiamava perché aveva in mente un altro progetto, era terribile. Ora è tutto molto naturale”. Le parole sono di Sanyo Gutiérrez, i temi sono i tanti cambiamenti tra le coppie di alto livello delle ultime due stagioni e, in generale, il modo in cui è cambiato il rapporto con i propri compagni.

Negli anni scorsi il fenomeno era gradualmente aumentato, ma alla fine del 2022 il domino aveva coinvolto di fatto tutti i principali giocatori maschili del mondo a eccezione di Juan Lebrón e Ale Galán, in uno sconvolgimento più unico che raro nella storia del padel. La rivoluzione, tuttavia, è durata ben poco. Nel giro di pochi mesi dall’inizio della stagione 2023, le carte si sono rimescolate con sorprendente rapidità. Anche più di una volta.

Gli esempi più calzanti nella Top 20 maschile sono forse quelli di Momo González e Mike Yanguas: il primo, attuale n.11 del ranking WPT, ha iniziato l’anno insieme ad Álex Ruiz, ha continuato proprio con Yanguas per soli due tornei, si è poi spostato al fianco di Sanyo e sta infine concludendo la stagione con Javi Garrido. Il 21enne aveva cambiato già quattro compagni a fine aprile: Alex Arroyo, Leo Augsburger, Momo González e Fernando Belasteguin, con cui sta avendo finalmente continuità.

Si potrebbe pensare che tutto (o quasi) sia partito da Paquito Navarro, dalla sua scommessa di passare a destra e tentare un esperimento inedito a 33 anni insieme a Juan Tello. Un azzardo rivelatosi troppo grande anche per il talento dell’andaluso, che con la decisione di separarsi da Tello ha rimesso in moto le danze che si erano interrotte solo qualche mese prima.

Il resto lo ha fatto l’infortunio subito da Bela a marzo, che ha costretto lui e Sanyo a saltare quattro tornei su sette nella fase iniziale della stagione. Il Mago di San Luis, a quel punto, non ha avuto la pazienza di aspettarlo, complici vista l’età d’identità di entrambi. Il ranking, del resto, non aspetta nessuno e una striscia negativa di risultati in determinati periodi dell’anno (in cui magari si difendono tanti punti in classifica) può avere conseguenze molto pesanti nei tabelloni dei tornei.

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Marta Ortega e Gemma Triay

Solo frenesia?

La poca pazienza, di questi tempi, è forse una delle ragioni principali che ha portato a questi continui rimpasti. Potrebbe essere mancata, per esempio, a Gemma Triay quando ha deciso di troncare la sua partnership con Alejandra Salazar, che ha lasciato quest’ultima e sorpresa e non poco amareggiata, anche perché la decisione di Triay è arrivata durante il recupero di Salazar da un infortunio.

La minorchina ha specificato che il problema alla spalla della 38enne non ha influito sulla sua decisione, che però a questo punto potrebbe essere stata quantomeno la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, se è vero (come ha ammesso Triay) che le due si trascinavano diversi problemi dal 2022. Triay ora sta proseguendo la sua carriera con Marta Ortega, accoppiamento che però al momento non garantisce un rendimento alla pari delle dominatrici Ari Sánchez/Paula Josemaría.

Salazar, nel frattempo, si è legata alla portoghese Sofia Araújo, ma non solo. Durante l’estate, inoltre, è arrivata anche la separazione tra Patty Llaguno e Carolina Orsi, con la prima che ha scelto di formare una coppia quantomai esperta con Lucia Sainz: 77 anni in due (rispettivamente 38 e 39) per cercare di giocarsi al massimo le “ultime cartucce” qui e ora. Nessuna delle due ha molto altro da programmare in carriera.

Da qui anche le due nuove coppie che si vedono sul circuito da qualche mese: Aranzazu Osoro-Jessica Castellò e Orsi-Carla Mesa. Tirando le fila, possiamo dire che solo una piccola parte di questi cambiamenti riguarda delle incompatibilità tecnico-tattico-personali. Molto spesso è la scarsa pazienza nel costruire un percorso condiviso e, direttamente collegato a questo, anche un certo cinismo nel porre fine a determinati sodalizi.

Cinismo che, è bene ricordarlo, è parte integrante di uno sport professionistico come il padel in cui non c’è un compenso fisso, ma tutto ruota attorno a sponsor che richiedono visibilità (e quindi di avanzare nei tabelloni) e premi che stanno crescendo solo di recente. Se a questo quadro aggiungiamo anche l’incombenza del ranking e la necessità (più o meno impellente) di trovare dei compagni in grado di garantire determinati risultati, ecco che trovare gli incastri giusti per far decollare un progetto può diventare sempre più complicato.

Coppie nate subito per brillare come Coello/Tapia e Di Nenno/Stupaczuk, di questi tempi, sono sempre più rare. Al contrario, come diceva Sanyo, cambiare è diventato “molto naturale”.