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L’editoriale del Direttore / Il gioco delle coppie 1

Parallelamente alla sua pratica, che continua a crescere in modo importante in Italia e non solo, anche il seguito mediatico del padel, pur con numeri inferiori, è in costante aumento. Vuoi per la sua indubbia spettacolarità, vuoi per la dinamicità degli scambi, vuoi per il ritmo incalzante di molte sfide, vuoi per il desiderio di emulazione verso i campioni, il cui livello si alza anno dopo anno. Ma c’è un altro motivo che, a mio parere, alimenta l’attenzione e l’affetto del pubblico verso questo sport. È proprio quello richiamato nel titolo di questo editoriale con un apparente gioco di parole, valido in questo caso anche in senso puramente letterale.

Già, perché è bene ricordarlo, il padel è uno sport di coppia. Se ci pensiamo bene, uno dei pochissimi nei quali due atleti sono chiamati a sviluppare così tanto doti come l’intesa, l’affiatamento e l’armonia, fondamentali per una buona e soddisfacente prestazione sul campo, che si vinca o si perda. O più semplicemente per divertirsi. Gli altri? Si contano sulle dita di una mano. Potremmo citare il beach volley, che è pure sport olimpico. Ma sulla cui reale diffusione, nonché sul suo appeal, fatta eccezione per particolari appuntamenti internazionali, si potrebbe di certo discutere. Ovviamente c’è il doppio nel tennis. Anche se, diciamo la verità, è considerato un po’ come il figlio povero del suo più nobile e ricco padre, quello delle sfide uno contro uno. Una semplice riprova su quanto detto? Alzi la mano chi sa quali siano oggi le prime coppie al mondo maschili e femminili di queste due discipline. Praticamente nessuno.

Tutta un’altra musica per il padel. Sempre più appassionati sanno esattamente chi c’è in cima al ranking mondiale della disciplina. E non si parla quasi mai del singolo atleta. Bensì di Coello/Tapia, Di Nenno/Stupa, Galán/ Lebrón. O, tra le donne, di Sánchez/Josemaría, Ortega/Triay, González/Brea, tanto per citare chi siede oggi sul podio globale secondo il ranking del World Padel Tour (l’anno prossimo ci sarà peraltro un’unica classifica sotto l’egida del Premier Padel, come abbiamo già spiegato in Padelbiz 8/9). Accostamenti in grado di catturare e polarizzare l’attenzione e il tifo del pubblico, che certo si può appassionare anche a un singolo, ma pur sempre parte di un meccanismo ben funzionante solo se azionato da entrambi i giocatori o giocatrici. I quali in campo si parlano continuamente sia durante lo svolgimento dei punti per “chiamare” gli avversari, sia nelle altre fasi di gioco, aumentando l’importanza di sviluppare delle ottime capacità d’intesa.

Oltre che le peculiarità tecniche e il rapporto tra i due player dentro e talvolta anche fuori dal campo, ad alimentare questa passione contribuiscono anche gli avvicendamenti tra le varie coppie. Si veda a proposito l’articolo che abbiamo realizzato sul tema a pagina 8: se si escludono Juan Lebrón e Ale Galán, oltre ad Ari Sánchez e Paula Josemaría, praticamente tutti i top player hanno cambiato partner, magari anche più volte, nelle ultime due-tre stagioni. Tra litigi, incomprensioni, infortuni o semplicemente voglia di nuovi stimoli, è innegabile che questo vortice di continui mutamenti rimescoli ogni volta le carte e i valori sul campo. Creando peraltro nuovi schemi di gioco, situazioni tecnico-tattiche, oltre che clamorose (anche se rare) inversioni tra giocatori da sinistra a destra, o viceversa. Tutte dinamiche che contribuiscono a rendere il padel ancora più imprevedibile, divertente, coinvolgente. Anche quando non lo si gioca ma lo si ammira dietro uno schermo o, meglio ancora, dal vivo. Ecco perché potremmo già a ragione definirlo – perlomeno in ambito sportivo – come il più grande e coinvolgente gioco delle coppie che sia mai stato ideato.

Benedetto Sironi

benedetto.sironi@mag-net.it